La Regola dei 90 Secondi. Cosa succede alla tua mente quando viene triggerata?

Hai presente quella sensazione improvvisa, intensa, che ti colpisce come un’onda e ti manda fuori fase? Magari qualcuno ti dice qualcosa, o ti guarda in un certo modo, e tu ti ritrovi in un attimo a sentirti arrabbiato, umiliato, ferito.
Eppure, razionalmente, sai che non è successo nulla di così grave.

Quello che stai vivendo è un trigger.

Cos’è un trigger, davvero?

Un trigger è uno stimolo – una parola, un gesto, una situazione – che attiva in noi una risposta emotiva sproporzionata.
Perché? Perché tocca un nodo irrisolto, una memoria, una ferita che non abbiamo ancora integrato.

Non è l’evento in sé a essere problematico, ma ciò che ci attiva dentro.

Esempi:

  • Ti senti escluso da una conversazione = “Non sono importante per nessuno”
  • Ricevi una critica = “Sono un fallimento”
  • Il partner si chiude = “Mi sta per lasciare”

Senti tutto come se fosse reale, ma non stai reagendo al presente. Stai reagendo al passato.

La regola dei 90 secondi

Secondo la neuroscienziata Jill Bolte Taylor, una reazione emotiva intensa dura, biologicamente, solo 90 secondi.
In quel tempo, il tuo cervello rilascia sostanze chimiche legate allo stress, il corpo si attiva, il cuore batte più veloce. È una risposta naturale, automatica.

Ma passato quel minuto e mezzo, il corpo inizia già a ritornare in equilibrio.
Se continui a sentire l’emozione è perché la tua mente la sta alimentando.

Ci pensi, ci ripensi, costruisci storie, ti identifichi con quello che provi.

Facciamo un esempio

Un’amica non ti richiama.
Scatta qualcosa dentro: ansia, tristezza, senso di abbandono.
In quei 90 secondi il corpo si attiva… ma poi potresti lasciar andare.

Invece, la mente parte:

  • “Sono sempre io quella di troppo”
  • “Tutti mi abbandonano”
  • “Non valgo abbastanza”

E così ti porti dietro l’emozione per ore, giorni, a volte anni.

Ma da dove nascono questi trigger?

Spesso da:

  • Traumi anche piccoli, ripetuti
  • Dinamiche familiari (non essere ascoltati, amati a condizione, paura del rifiuto…)
  • Messaggi interiorizzati del tipo: “Non posso mostrare rabbia”“Devo essere sempre forte”“Non sono degno di amore”

Il trigger è come una spia accesa sul cruscotto.
Non è il problema, ma ti sta dicendo che da qualche parte c’è qualcosa da guardare.

Le conseguenze?

Se non impariamo a riconoscerli:

  • Le relazioni diventano campi minati
  • Ci sentiamo sopraffatti dalle emozioni
  • Reagiamo sempre allo stesso modo, senza sapere perché

E soprattutto… ci sentiamo sbagliati.
Quando invece siamo semplicemente umani, con un bagaglio da esplorare.

Come si lavora su questo in un percorso personale

Il primo passo è diventare consapevoli:
Cosa mi sta attivando? Che significato do a questa situazione? È davvero tutto reale, o sto reagendo con schemi antichi?

Poi, nel percorso:

  • Si imparano strumenti per rimanere presenti nell’emozione
  • Si ricostruisce la storia interiore che ci raccontiamo
  • Si sciolgono i nodi con compassione e lucidità
  • Si sperimenta un modo nuovo di essere, più libero, più radicato

È un lavoro potente, trasformativo, che ti permette di non farti più guidare dal pilota automatico delle tue ferite.

Conclusione

Capire che le emozioni hanno una durata naturale, e che i nostri pensieri possono tenerle in vita (o lasciarle andare), cambia tutto.
Ti restituisce la libertà di scegliere.
Non sempre è facile, ma è possibile.

Se vuoi fare questo percorso insieme, sono laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche, coach e counsellor certificata.
Uso un approccio integrato per accrescere la consapevolezza, lavorare a un livello energetico ed emotivo, e aiutarti a fare concreti passi verso il tuo obiettivo.

Scrivimi se senti che è il tuo momento.

“Puoi scegliere di interrompere il ciclo dopo quei 90 secondi, oppure puoi restare agganciato al pensiero e lasciare che alimenti una risposta emotiva più lunga.”

— Jill Bolte Taylor

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