Uomini e violenza: la prevenzione parte da dentro

Educazione emotiva, mascolinità tossica e come spezzare il ciclo della rabbia.

Ogni volta che una donna viene uccisa da un uomo, l’attenzione si sposta immediatamente su cosa lei avrebbe potuto fare per evitarlo: quali segnali avrebbe dovuto cogliere? Perché non se n’è andata prima? Cosa si può fare per aiutare le donne?

Queste domande sono importanti, certo. Ma sono solo una parte della soluzione.

Perché finché continueremo a parlare solo alle vittime, e non ai potenziali aggressori, non fermeremo mai davvero la violenza. Finché non parleremo agli uomini, ai loro amici, ai loro fratelli, padri, figli, la radice del problema rimarrà intatta. Invisibile. Intoccabile. E quindi pericolosa.

In questo articolo voglio rivolgermi agli uomini, in particolare a quelli che fanno fatica a gestire la rabbia, che si sentono rifiutati, soli, abbandonati. A quelli che magari hanno già fatto del male. O che hanno pensato di farlo.
Mi rivolgo anche a chi li conosce, a chi li ama: un fratello, un amico, un padre, un collega. E scrivo con la speranza che anche uno solo di loro possa riflettere. Fermarsi. E scegliere un’altra via.

Educazione emotiva maschile: perché solo la rabbia?

Molti uomini crescono con un messaggio chiaro e costante: le emozioni non sono per te. Non devi essere triste, non devi avere paura, non devi sentirti solo. L’unica emozione che ti è concessa – e in qualche modo anche rispettata – è la rabbia.

La rabbia, agli occhi della società, è virile. È forza. È potere. Ma è anche una gabbia.

Quando non hai accesso a tutto il resto – al dolore, alla frustrazione, al senso di abbandono – allora ogni emozione finisce per diventare rabbia. Una rabbia che cresce, si accumula, e prima o poi esplode.

Esempio: un uomo si sente messo da parte dalla sua compagna. Invece di pensare “sto soffrendo”, sente solo un nodo dentro. La tristezza si trasforma in fastidio, il fastidio in irritazione, l’irritazione in rabbia. E se non ha strumenti, se non ha imparato a dare un nome a ciò che sente, allora quella rabbia diventa pericolosa. Per lui, e per chi gli sta accanto.

Gestione della rabbia: non è colpa tua, ma è tua responsabilità

Se sei un uomo che si arrabbia spesso, che alza la voce, che ha spinto, minacciato, controllato, o fatto del male… non sei un mostro. Ma forse non hai mai avuto gli strumenti giusti per affrontare ciò che provi. Nessuno ti ha insegnato come si gestisce il dolore. Nessuno ti ha mostrato che si può essere uomini anche mentre si piange.

Molti uomini non sanno nemmeno di provare emozioni diverse dalla rabbia. Sentono solo tensione. Ma sotto quella tensione, spesso, ci sono emozioni complesse: tristezza, solitudine, gelosia, senso di fallimento, paura di non essere amati. Sono emozioni normali. E legittime. Ma non puoi affrontarle da solo, se nessuno ti ha mai insegnato a riconoscerle.

Chiedere aiuto non è segno di debolezza. È responsabilità. È forza. È il primo passo verso un modo di vivere e relazionarsi che non fa più male – né a te, né agli altri.

Mascolinità tossica: cosa ci hanno insegnato (e cosa possiamo cambiare)

La nostra cultura continua a proporre un’idea di uomo che non deve cedere mai. L’uomo forte. L’uomo che decide. L’uomo che non prova emozioni, non chiede aiuto, non si mette in discussione.

Questo modello è tossico. Non solo per le donne, ma anche – e soprattutto – per gli uomini stessi.

Ti costringe a stare solo. Ti fa credere che non puoi essere fragile. Ti impedisce di creare legami veri, profondi. Ti fa vivere nella vergogna ogni volta che senti di non “essere abbastanza uomo”.

Ma la verità è che la vulnerabilità è forza. Il coraggio di ascoltarti, di riconoscere i tuoi limiti, è un atto rivoluzionario. Smascherare questo modello è il primo passo per diventare un uomo più libero, più sano, più autentico.

Prevenzione della violenza relazionale: e se fosse troppo tardi?

Se ti sei trovato in una situazione estrema – ad esempio, hai scoperto che la tua compagna ti ha tradito – le emozioni possono essere devastanti. Senti un’esplosione dentro: dolore, umiliazione, rabbia, desiderio di vendetta.

Ma anche in quei momenti, puoi scegliere.
Puoi urlare, puoi fuggire, puoi piangere. Ma non devi colpire. Non devi controllare. Non devi minacciare.

Prenditi un momento. Esci. Respira. Parla con qualcuno. In quei secondi di scelta, puoi cambiare tutto. Puoi interrompere un ciclo. Puoi salvare due vite.

Trauma e insicurezza maschile: sei anche tu una vittima

Molti uomini violenti sono stati, a loro volta, vittime di abbandono, trascuratezza, umiliazione. Hanno imparato da piccoli che l’amore fa male, che per farsi valere bisogna farsi temere. E questo li ha segnati.

Se è il tuo caso, non sei condannato a ripetere quella storia. Ma serve che tu lo riconosca. Che tu chieda aiuto. Che tu abbia il coraggio di guardare in faccia le tue ferite, e non nasconderle dietro la rabbia.

Cosa puoi fare tu, uomo che hai usato violenza?

Non aspettare che sia “troppo tardi”.

  • Inizia un percorso di supporto emotivo, con un coach, un counsellor, uno psicoterapeuta.
  • Parla delle tue emozioni.
  • Lavora sulla tua storia, sui tuoi traumi, sulle tue relazioni.

Dal momento in cui inizi a guardare in faccia le emozioni che hai sempre evitato, tutto cambia.

  • Cambia la tua relazione con te stesso.
  • Cambia il tuo modo di amare.
  • Cambia la tua vita.

E la tua compagna? Potrebbe non fidarsi più. Potrebbe aver bisogno di tempo, o anche scegliere di allontanarsi. Questo fa parte del percorso. Tu devi comunque cambiare, per te. Per non fare mai più male a nessuno. Nemmeno a te stesso.

E se fosse un amico? Un fratello? Un figlio?

Se vedi qualcuno che ami esplodere di rabbia, controllare la compagna, alzare le mani o le parole… non stare zitto.

  • Parlagli.
  • Non giustificarlo, ma non umiliarlo.
  • Incoraggialo a chiedere aiuto.
  • Offrigli una via d’uscita.

Un solo uomo che sceglie di fermarsi può salvare molte vite. La sua, quella della donna accanto a lui, e quella di chi gli sarà accanto domani.

La prevenzione della violenza non comincia con le manette. Comincia con le emozioni. Con la possibilità, concreta e reale, di diventare uomini migliori.

E tu, che stai leggendo, puoi iniziare adesso.

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