Le forme invisibili di una relazione senza confini sani

Spesso pensiamo ai problemi di confini come a qualcosa di evidente: persone che dicono sempre sì, che si fanno sfruttare o che non sanno dire “no”. I classici people pleaser — sempre disponibili, gentili, delicati, bisognosi di compiacere gli altri e che non si arrabbiano mai — sono infatti solo una delle tante facce della mancanza di confini sani nelle relazioni. Ma ci sono molte altre strategie, meno riconosciute, con cui si manifesta una relazione senza confini chiari, e ognuna può essere ugualmente dolorosa e disfunzionale.

La chiusura totale

C’è chi sceglie di proteggersi erigendo muri impenetrabili: non fare entrare nessuno nella propria vita emotiva, evitare ogni forma di intimità. Questa strategia, che appare come una forte difesa, non è un vero confine sano se porta a isolamento e solitudine. La chiusura totale limita la possibilità di connettersi profondamente con gli altri, creando distanze emotive insormontabili.

Esempio: Luca ha sempre paura di mostrare ciò che prova davvero. Quando un’amica gli chiede come sta, risponde con un sorriso superficiale e cambia subito argomento. Nei rapporti con la famiglia e il partner, mantiene un atteggiamento distante e controllato, evitando ogni discussione intima. Di fatto, si sente solo ma ha paura di essere ferito se si apre.

Domanda di riflessione: In quali momenti eviti di mostrare chi sei davvero per paura di essere giudicato o ferito?

L’indipendenza estrema

Un’altra modalità frequente è l’indipendenza estrema: non avere bisogno di nessuno, non bussare mai ai confini degli altri e, allo stesso tempo, evitare che gli altri entrino nei propri. Paradossalmente, molte persone che si mostrano fortemente indipendenti si assumono spesso una grande quantità di responsabilità emotive per gli altri, diventando un punto di riferimento per tutti.

Esempio: Maria è conosciuta per essere “quella che tiene tutto sotto controllo”. Non chiede mai aiuto e gestisce problemi e difficoltà degli amici e della famiglia, spesso a scapito del proprio benessere. Nonostante questo, si sente sopraffatta e invisibile, come se la sua fatica non contasse.

Domanda di riflessione: Quante responsabilità stai portando sulle tue spalle che non ti appartengono davvero?

Il muro della non-vulnerabilità

Alcune persone scelgono di non mostrare mai la propria vulnerabilità. Questo significa non esprimere emozioni negative o tutto ciò che potrebbe essere visto come debolezza. Mantenere un “muro” emotivo impedisce la connessione profonda, soprattutto con le persone a cui si tiene di più.

Esempio: Giulia non parla mai di quanto si senta triste o stressata. Quando il partner cerca di avvicinarsi, lei cambia discorso o scherza per alleggerire l’atmosfera. Così, anche nelle relazioni più importanti, non riesce a creare quella vera intimità emotiva che desidera.

Domanda di riflessione: Cosa ti impedisce di mostrare anche i tuoi lati più fragili a chi ti sta vicino?

L’ipercontrollo

In altre situazioni, le relazioni sono dominate da un forte bisogno di controllo. Alcune persone cercano di gestire ogni aspetto delle relazioni, comprese le emozioni e le azioni degli altri, spesso per paura di perdere il controllo sui propri confini.

Esempio: Marco si arrabbia quando il partner prende decisioni senza consultarlo. Controlla i suoi social, si assicura di sapere sempre dove è e con chi. Questa sua necessità di controllo crea tensioni continue, ma dietro c’è la paura di perdere sicurezza e chiarezza nei propri confini.

Domanda di riflessione: Che cosa temi davvero di perdere quando lasci andare il controllo sulle persone a cui tieni?

Intimità affrettata e ritirata improvvisa

Alcune persone permettono ad altri di entrare rapidamente nella propria intimità, per poi chiudersi completamente, creando un’alternanza dolorosa tra apertura e ritiro.

Esempio: Sara si apre velocemente con nuove conoscenze, condividendo dettagli personali. Ma non appena sente un minimo segno di delusione o giudizio, si chiude completamente e sparisce senza spiegazioni, lasciando l’altro confuso e ferito.

Domanda di riflessione: Quando ti chiudi dopo esserti aperto, cosa ti stai proteggendo realmente?

Sensazione di “troppo” o “non abbastanza”

In molte relazioni senza confini sani, la persona si sente costantemente “troppo” o “non abbastanza” a seconda di chi ha di fronte. Questa instabilità emotiva è spesso il risultato di confini confusi e aspettative irrealistiche.

Esempio: Paolo con alcuni amici si sente sempre sopra le righe e mai accolto, con altri invece si sente invisibile e ignorato. Il suo senso di valore personale oscilla a seconda del trattamento ricevuto.

Domanda di riflessione: Quanto il tuo valore dipende da come gli altri ti trattano e quanto invece da ciò che senti dentro?

Difficoltà nel bilanciare il contatto emotivo

Ci sono relazioni in cui ci si sente soffocati e invasi, altre in cui si viene trascurati o ignorati. Quando i confini non sono definiti, l’autostima si intreccia con il modo in cui si viene trattati dagli altri, generando sofferenza.

Esempio: Claudia si sente spesso sopraffatta dalle richieste di amici e partner, ma quando cerca di prendersi spazio per sé stessa viene accusata di egoismo. Così si sente intrappolata in un circolo senza via d’uscita.

Domanda di riflessione: In quali relazioni senti che il tuo spazio personale viene rispettato o ignorato?

Il bisogno di oltrepassare i confini altrui

Infine, c’è chi sente un forte bisogno di oltrepassare i confini degli altri, spesso alla ricerca di attenzione o conferma emotiva. Questo comportamento, se non gestito, genera dinamiche disfunzionali.

Esempio: Andrea tende a invadere lo spazio emotivo degli altri, facendo continue richieste di attenzione e vicinanza. Dietro questo comportamento c’è un senso di vuoto che cerca di colmare, ma che spesso allontana le persone.

Domanda di riflessione: Quale bisogno profondo cerchi di soddisfare quando superi i confini degli altri?

Questi esempi mostrano come i confini poco chiari o assenti si manifestano in modi diversi e spesso invisibili, creando sofferenza e difficoltà nelle relazioni più importanti. Riconoscere questi segnali è il primo passo verso un cambiamento autentico.

Condividi il post

Altri post che potrebbero interessarti

EMPATIA DA SOPRAVVIVENZA

Quando l’empatia è (in realtà) un’allerta: Riconoscere la “falsa empatia” nata per sopravvivere Molte persone si definiscono “altamente empatiche”. Spesso dicono frasi come: – “Capisco subito

Contattami

Contattami

Se hai intenzione di iniziare un percorso insieme o hai delle domande puoi scrivermi compilando il form qui sotto.