Molte persone oggi vivono relazioni che sembrano sempre sbilanciate, faticose, e spesso si trovano a pensare: «Sono tutti narcisisti», «Tutte le persone sono egoiste», «Tutte le relazioni sono tossiche». Se ti riconosci in questi pensieri, potresti stare vivendo la conseguenza di un aspetto fondamentale spesso trascurato: i confini personali.
Ma cosa significa davvero “non avere confini sani”? E cosa si rischia nel tempo, sia a livello emotivo che relazionale?
Perdere se stessi senza confini: la radice delle relazioni sbilanciate
Quando i confini personali non sono chiari, si rischia di entrare in rapporti dove il dare e l’avere non sono equilibrati. Spesso accade che uno dei due prenda molto più dell’altro, e la persona “dare” si ritrovi a sacrificare i propri bisogni, desideri e spazi per far piacere all’altro o per evitare conflitti.
Prendiamo un esempio semplice: Anna ha sempre difficoltà a dire “no” ai suoi amici o partner, anche quando si sente stanca o sovraccarica. Per paura di essere rifiutata o di sembrare egoista, si adatta continuamente, accetta inviti e richieste anche a scapito del suo benessere. Col tempo, Anna inizia a sentirsi svuotata, frustrata e non riconosciuta. Le relazioni diventano un peso, e lei percepisce gli altri come “esigenti” o “sempre a prendere”.
“Sono tutti narcisisti”: una percezione comune ma fuorviante
Chi vive con confini fragili o assenti spesso sviluppa la convinzione che “tutti siano narcisisti”, cioè persone che prendono senza mai dare. Questa è una percezione diffusa ma parziale.
Il vero problema non è solo l’egoismo degli altri, ma la nostra incapacità di mettere limiti chiari che evitino che questa dinamica si instauri. Senza confini, finiamo per diventare “bersagli” facili, perdendo il controllo su ciò che siamo disposti a tollerare.
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L’altro lato della medaglia: chi mette muri invece di confini
C’è però anche chi, per proteggersi, fa l’opposto: alza muri così spessi da tenere fuori chiunque.
A volte questi muri sono invisibili: sorridiamo, parliamo, lavoriamo… ma in realtà non lasciamo mai che l’altro si avvicini troppo. Altre volte sono visibili e taglienti: diventiamo iper-indipendenti, freddi, sarcastici, oppure ci allontaniamo appena qualcosa ci tocca davvero.
Esempio: M., dopo una relazione in cui si è sentito usato, ha deciso che “mai più”. Da allora, mantiene tutti a distanza, anche chi prova davvero a conoscerlo. Se qualcuno si avvicina troppo, trova mille difetti o si tira indietro. Si sente al sicuro, certo… ma anche solo.
Oppure S., che è cresciuta in una famiglia dove nessuno le ha mai chiesto come stava davvero. Ora si prende tutto sulle proprie spalle, non chiede mai aiuto, e si arrabbia quando le persone si avvicinano troppo. Le relazioni la sfiniscono, ma non riesce a costruire intimità. Ogni volta che potrebbe sentirsi vista, scappa o si chiude.
Muri e mancanza di confini sono due risposte allo stesso bisogno
In fondo, sia chi non riesce a dire di no, sia chi tiene tutti lontani, sta cercando la stessa cosa: protezione. Sono due strategie diverse nate per sopravvivere, ma che a lungo andare ci impediscono di vivere relazioni sane.
Chi non mette confini ha paura di perdere l’altro.
Chi alza muri ha paura di perdersi nell’altro.
In entrambi i casi, però, non c’è vera connessione. E senza connessione, le relazioni diventano faticose, insoddisfacenti o inesistenti.
Cosa perdiamo davvero?
1. Perdita dell’identità e dell’autostima
Quando i confini sono assenti o troppo rigidi, perdiamo il contatto con chi siamo davvero.
• Chi compiace e dice sempre sì, col tempo smette di sapere cosa vuole. Si abitua a vivere in funzione degli altri, a fare scelte per “evitare problemi” o “non deludere”. La propria voce interiore si spegne.
• Chi invece alza muri finisce per definire la propria identità solo in opposizione all’altro: “Io non ho bisogno di nessuno”, “Io sto bene da solo”. Ma anche qui, si tratta di un’identità reattiva, non scelta. L’autostima si costruisce sulla chiusura, non su un senso autentico di valore personale.
Nel tempo, entrambe le strategie consumano la nostra fiducia in noi stessə.
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2. Stress e malessere emotivo
Vivere senza confini sani significa essere costantemente in allerta, in tensione, o al contrario, spenti e disconnessi.
• Chi si sacrifica continuamente per gli altri vive in un costante stato di iperattivazione: cerca di anticipare bisogni, evitare conflitti, leggere segnali, aggiustare l’umore degli altri. Questo porta a stanchezza cronica, ansia, e spesso somatizzazioni fisiche.
• Chi invece si protegge dietro a muri emotivi vive in un isolamento interiore: non si sente mai davvero connesso. Le emozioni rimangono dentro, non condivise, e spesso si accumulano sotto forma di tristezza, rabbia, senso di vuoto.
Entrambe le situazioni portano a uno stato di malessere che può diventare anche invalidante.
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3. Relazioni tossiche o nulle
L’assenza di confini non crea relazioni sane. Al contrario, le distorce.
• Chi dà troppo attira spesso persone che prendono troppo. Non perché “tutti siano narcisisti”, ma perché i ruoli si strutturano così: uno si adatta, l’altro guida. Questo alimenta dinamiche di controllo, dipendenza, manipolazione.
• Chi invece tiene tutti lontani non riesce a costruire relazioni vere. Vive rapporti superficiali, o si ritira del tutto. Può avere partner “ideali” nella testa, ma nella realtà le relazioni si interrompono presto o non decollano mai. E questo alimenta frustrazione e solitudine.
In entrambi i casi, le relazioni non nutrono, ma consumano.
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4. Isolamento e risentimento
Nel tempo, chi non ha confini finisce per sentirsi solo/a e pieno/a di rancore.
• Chi dà troppo prima o poi si accorge che gli altri non restituiscono nella stessa misura. Ma invece di fermarsi e cambiare strategia, spesso continua a dare, sperando che prima o poi qualcuno “capisca da solo”. E questo porta a un crescente senso di ingiustizia: “Nessuno fa mai nulla per me”.
• Chi invece mette muri pensa di non avere bisogno di nessuno, ma nel tempo si accorge che nessuno c’è mai davvero. Anche quando ha bisogno, non riesce a chiedere. E dentro, spesso, c’è una ferita che dice: “Nessuno mi ha mai davvero visto o voluto”. Questo genera rabbia, freddezza, distanza.
Alla fine, entrambe le modalità generano isolamento e amarezza.
Perché è così difficile mettere confini?
Mettere confini non è semplice. Ci sono diversi motivi:
• Paura del rifiuto o dell’abbandono: molti temono che dire “no” significhi perdere l’affetto o l’accettazione degli altri.
• Bisogno di piacere: a volte siamo cresciuti in ambienti dove “far felici gli altri” era il modo per sentirsi amati.
• Confusione tra empatia e confini: essere empatici non significa annullarsi o sacrificarsi sempre.
• Mancanza di consapevolezza: spesso non sappiamo cosa sono i confini o come riconoscerli.
Ne parlerò in modo più approfondito nel prossimo articolo.
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Se ti riconosci in una di queste due dinamiche – dare troppo o non dare nulla – forse è il momento di iniziare a costruire confini sani. Non troppo morbidi, non troppo rigidi. Confini che ti permettano di proteggerti senza chiuderti, di amare senza annullarti, di essere te stessə nelle relazioni.
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Sono Elena, dottoressa in psicologia, coach e counselor certificata. Nel mio lavoro accompagno le persone a riconoscere i propri confini, capire come metterli in pratica e migliorare le proprie relazioni per vivere più serenamente. Se vuoi iniziare questo percorso insieme o semplicemente vuoi saperne di più, contattami.