Magari nella tua vita non è mai successo “niente di grave”.
Eppure ti ritrovi spesso in relazioni che ti consumano, ti svuotano, ti confondono.
Ti chiedi perché non riesci a farti rispettare, o perché ti sembra di essere sempre “troppo”.
Cerchi di spiegartelo, ma ti manca qualcosa.
La verità è che non serve un trauma eclatante per smarrire se stessə.
Basta imparare troppo presto che per essere amati bisogna adattarsi.
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Non tutto il trauma è visibile
Quando si parla di trauma, molti pensano subito a eventi estremi: abusi, abbandoni, violenza.
Ma esistono anche i traumi relazionali, silenziosi e ripetuti.
Spesso accadono in una casa “normale”, con genitori “abbastanza buoni”, che hanno fatto del loro meglio, ma non sempre sono riusciti a esserci davvero.
E il bambino non lo sa. Non può sapere che i genitori sono umani, che la vita è complicata, e che a volte anche con le migliori intenzioni si può sbagliare.
Ma lo sente. E si adatta.
E così cresci senza un vero permesso di sentire, di dire, di esistere per come sei.
Non impari a riconoscere i tuoi limiti, perché sei impegnatə a non deludere, a non creare problemi, a restare “bravə”.
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I bisogni del bambino (che non smettono di esistere quando cresci)
Ogni bambinə ha bisogno di alcune cose fondamentali per crescere sano:
• Essere visto: non solo guardato, ma riconosciuto per com’è.
• Essere accettato: anche con emozioni scomode, come rabbia o paura.
• Essere protetto: sapere che c’è qualcuno che tiene lo spazio e i confini.
• Essere libero di esplorare, senza sentirsi colpevole o responsabile degli altri.
Quando questi bisogni non vengono incontrati, accade qualcosa di invisibile ma potente:
il bambinə inizia ad adattarsi.
Si plasma per non perdere il legame.
E da adulto continuerà a farlo, anche quando non serve più.
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Relazioni che ti lasciano vuotə
Ci sono relazioni in cui dai tutto. Ti impegni, ti adatti, cerchi di sistemare ogni cosa.
Provi a non disturbare, a essere comprensivə, a non chiedere troppo.
Eppure vieni comunque ignoratə, respintə o lasciatə.
E allora ti chiedi: “Cos’altro avrei dovuto fare?”
La verità è che forse non dovevi fare di più. Dovevi solo smettere di perderti.
E poi ci sono quelle relazioni che non riesci a chiudere. Anche quando sai che non ti fanno bene, resti.
Per paura di stare solə. Per senso di colpa. Per la speranza che prima o poi cambi.
E intanto perdi energia, dignità, direzione.
In entrambi i casi, ti ritrovi svuotatə. Come se il legame contasse più di te.
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Come riconosci se hai vissuto questo tipo di trauma relazionale?
• Ti senti svuotatə dopo aver passato tempo con certe persone.
• Fai fatica a dire di no, anche quando ti stai facendo del male.
• Ti dici: “Non è niente”, ma dentro senti un nodo fisso.
• Hai paura che, se smetti di essere utile o comprensivə, ti lasceranno.
• Non riesci più a capire cosa vuoi davvero.
E il corpo parla. A volte con ansia. A volte con dolori cronici. A volte con stanchezza o un senso di stordimento.
Non è debolezza. È una richiesta di spazio, una chiamata ad ascoltarti davvero.
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I confini non sono muri, ma radici
Molti credono che mettere un confine significhi chiudersi, diventare freddə.
In realtà, i confini ti permettono di restare in relazione senza perderti.
Un confine dice:
“Io ci sono, ma non a discapito di me.”
Mettere un confine è un atto di verità. È dire: questa sono io, questo sono io. Questo mi fa bene, questo no.
È da lì che può nascere un nuovo tipo di connessione, più reale, più reciproca.
Vuoi iniziare da una prima chiacchierata?
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Ciao, sono Elena, dottoressa in psicologia, coach e counsellor certificata.
Il mio progetto si chiama SOS Boundaries e tratta temi come sensibilità, intensità e relazioni difficili.
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Uno spazio dove poter dire “mi sento persə” senza sentirti giudicatə.
A volte basta poco per iniziare a rimettere insieme i pezzi.