Senso di colpa e confini: quando proteggersi sembra sbagliato

Hai mai detto “sì” quando avresti voluto dire “no”?

Hai mai sentito quella fitta sottile – quasi invisibile ma profonda – dopo aver fatto qualcosa per te stessa? Quella voce che sussurra: “E se ti stai comportando male? E se stai ferendo qualcuno?”

Quella voce ha un nome.

Si chiama senso di colpa.

E per molte persone, è il più grande ostacolo alla costruzione di confini sani nelle relazioni.

Il senso di colpa: un’emozione o una strategia?

Il senso di colpa non nasce dal nulla.

È un’emozione relazionale: si forma nell’infanzia, quando capiamo che per “meritare” amore dobbiamo comportarci in un certo modo. Che essere buoni significa essere accomodanti. Che dire di no può far arrabbiare chi amiamo.

Con gli anni, questa emozione diventa una specie di radar ipersensibile, sempre pronto a suonare ogni volta che provi a mettere un limite. Anche quando quel limite è vitale per il tuo benessere.

Ma ecco il punto:

Il senso di colpa non è sempre una bussola morale.

Spesso è una traccia del passato.

Una strategia che un tempo ti serviva per sentirti al sicuro. Ma che oggi, forse, ti blocca.

Confini: non muri, ma porte

Mettere un confine non significa chiudersi.

Significa decidere cosa entra e cosa no.

Chi può accedere al tuo tempo, alla tua energia, al tuo corpo, alla tua disponibilità emotiva.

Quando i confini non sono chiari, o sono troppo permeabili, finiamo per sentirci esausti, invasi, frustrati.

Quando sono troppo rigidi, invece, ci isoliamo e fatichiamo a lasciarci davvero incontrare.

In entrambi i casi, spesso dietro c’è il senso di colpa. Quella sensazione appiccicosa che ti dice che proteggerti è sbagliato. Che dovresti “fare di più”, “essere più disponibile”, “non deludere”.

Mini Test: Qual è il tuo rapporto con il senso di colpa?

Rispondi con sincerità. Nessuna risposta è giusta o sbagliata.

Segna le frasi che ti risuonano:

1. Quando dico “no”, mi sento in dovere di spiegarmi per non sembrare cattiva.

2. Spesso metto i bisogni degli altri prima dei miei, anche quando mi costa fatica.

3. Se qualcuno si arrabbia o si allontana da me, sento subito di aver fatto qualcosa di sbagliato.

4. Mi capita di fare promesse solo per evitare che gli altri si sentano feriti.

5. Quando mi prendo del tempo per me, mi sento un po’ in colpa.

0-1 frasi → Hai un buon equilibrio. Sai ascoltarti e proteggerti senza sentirti in colpa.

2-3 frasi → Sei consapevole, ma il senso di colpa ti influenza ancora. Potresti iniziare a lavorarci con delicatezza.

4-5 frasi → Il senso di colpa guida molte delle tue scelte. Forse è il momento di fermarti, ascoltarti e rinegoziare alcune regole interne.

Annullarti o chiuderti? I due estremi della stessa ferita

Molte persone che non riescono a mettere confini sani si muovono tra due poli:

Annullarsi per gli altri: dire sempre sì, essere disponibili a ogni costo, diventare indispensabili per sentirsi amati.

Chiudersi del tutto: isolarsi, evitare il conflitto, smettere di chiedere o di lasciarsi coinvolgere per non rischiare di stare male.

Ma la verità è che entrambi questi atteggiamenti sono risposte a una stessa paura:

quella di non valere abbastanza da poter essere amati anche con i nostri limiti.

Lavorare sul senso di colpa: un atto di libertà emotiva

Non si tratta di “cancellare” il senso di colpa, ma di riconoscere da dove arrivacapire cosa ci vuole dire, e poi decidere se ascoltarlo… o meno.

Un percorso di counselling può aiutarti a:

• Decostruire le credenze che ti fannosentire sbagliata quando proteggi te stessa

• Allenarti a comunicare i tuoi confini in modo chiaro, senza paura del giudizio

• Riconoscere i tuoi bisogni e darti il permesso di rispettarli

• Ritrovare uno spazio dove puoi essere te stessa, intera, senza dover scegliere tra relazione e identità

Ti riconosci in queste dinamiche?

Se questo articolo ti ha fatto riflettere, sappi che non sei solo.

Il lavoro sui confini è delicato ma potente.

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E se vuoi fare un passo in più, puoi scrivermi in DM.

A volte basta una conversazione sincera per accendere una nuova consapevolezza.

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